Shakespeare nel 1700 diventa sinonimo di "britishness", e l'irregolarità shakespeariana, in quanto non rispettosa delle unità aristoteliche, viene associata agli ideali democratici. Nel 1730 circa nasce l'idea di 'national poet' che si oppone all'establishment e diventa perciò l'eroe della borghesia nascente. Nel 1796 David Garrick, attore e drammaturgo, organizza lo Stratford Jubilee in onore del bicentenario della nascita di Shakespeare. Con la nascita del cinema l'interesse per Shakespeare diventa sempre più concretizzato su pellicola. Si può dire che il cinema shakespeariano nasce nel 1899 grazie a Herbert Tree che produce quattro spezzoni di film muto con ripresa a camera fissa del King John.
Una delle opere più adattate allo schermo è sicuramente l'Amleto che può essere interpretato da diversi punti di vista. Un esempio di questa possibilità è il film del 1966 "Rosencrantz and Guildenstern are dead" basato sull'omonima sceneggiatura teatrale di Tom Stoppard che prende come focus le vicende di due personaggi secondari. Ros e Guil, personaggi che hanno il compito di scortare Amleto in Inghilterra, non sono che riflessi parodici di Amleto. Essi si rifanno ai personaggi di Waiting for Godot di Samuel Beckett, ma mentre nel mondo di WfG non accade nulla, in quello di Ros e Guil accadono fatti fortuiti e ripetitivi del mondo di Hamlet. Nel 1996 Kenneth Branagh propone un Amleto decontestualizzato e trasportato in una corte austro-ungarica. Questa versione cinematografica si basa sul First Folio, l'edizione delle opere di Shakespeare ad opera di Heminges e Condell nel 1623. La versione di Branagh è di impatto visivo, fa un uso frequente di flashbacks. L'Amleto di Branagh è quasi claustrofobico in un palazzo ricco di stanze segrete, porte e specchi, a mio parere per mostrare quanto la psiche e l'animo umano possano essere frammentati e molteplici.
Nel 1948 Laurence Olivier interpreta la psiche di Amleto minata dal problema edipico, abbraccia un'interpretazione intimista in cui Amleto parla molto, ma agisce poco. Nella sua versione il monologo è pronunciato da una voce fuori campo per far si che sembri esistere solo nella mente di Amleto.
Nel 2009 abbiamo un'altra versione dell'Amleto, quella di Gregory Doran in cui il protagonista è interpretato dal famoso attore David Tennant. L'opera è adattata attraverso un processo chiamato 'surveillance adaptation', ciò sta a significare che Doran trasferisce il play in un regime scopico contemporaneo che impone in maniera sempre più frequente l'utilizzo della sorveglianza nella quotidianità . Il senso fondamentale nell'Amleto di Doran è la vista, importante per cogliere il tratto di riflessività ; la prova oculare e di conseguenza la videosorveglianza diventa una caratteristica metateatrale. Doran, attraverso l'uso della videocamera a circuito chiuso, riesce a focalizzarsi sugli elementi e i personaggi che in quel momento vuole che siano messi in evidenza attraverso il primo piano o a voci fuori scena. Anche in questo adattamento abbiamo l'elemento degli specchi, questa volta in copertina, in riferimento alla molteplicità dell'identità e delle prospettive.
mercoledì 1 aprile 2020
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Poesia XXIII
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